COLOMBIA – A Bogotà la Conferenza d’Emergenza degli Stati del Gruppo dell’Aia contro l’impunità internazionale verso il genocidio di Israele in Palestina

Il Gruppo dell’Aia (The Hague Group), composto dai paesi del Sud Globale, ha fatto un passo storico: bloccare l’economia e la logistica del genocidio in corso in Palestina e assicurare i crimini del governo israeliano alla giustizia internazionale. Un concetto chiave viene ribadito: nessuna nazione è al di sopra della legge, e nessun crimine rimarrà senza risposta

Il 16 luglio 2025 si è tenuta a Bogotà la Conferenza d’Emergenza degli Stati che si oppongono all’impunità internazionale dei crimini commessi dal Governo israeliano in Palestina, con la complicità dell’ Unione Europea e degli Stati Uniti, che costituiscono genocidio secondo le norme del diritto internazionale. Hanno partecipato 30 paesi provenienti dall’ Africa, Asia, Europa, Nord America e Sud America per andare oltre le parole di condanna – e intraprendere azioni collettive fondate sul diritto internazionale.

Un silenzio internazionale rotto già nel dicembre 2023 dal Sud Africa portando Israele davanti alla Corte di Giustizia Internazionale all’Aia, e nel gennaio 2025 con la costituzione del Gruppo dell’Aia (The Hague Group).

La conferenza ha delineato 6 azioni chiave che 12 paesi si sono impegnati ad attuare immediatamente attraverso i loro sistemi legali e amministrativi nazionali per rompere i legami di complicità con la campagna di devastazione di Israele in Palestina. I paesi sono: Bolivia, Colombia, Cuba, Indonesia, Iraq, Libia, Malesia, Namibia, Nicaragua, Oman, Saint Vincent e Grenadine e il Sud Africa.

La conferenza ha convenuto di fissare un termine per le decisioni definitive degli Stati entro il 20 settembre 2025, in linea con il periodo di 12 mesi su mandato della risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite A/RES/ES-10/24, adottata il 18 settembre 2024, e il parere consultivo della Corte Internazionale di impedire il trasferimento di aiuti militari e armi a Israele.

Le azioni chiave

Prevenire la fornitura o il trasferimento di armi, munizioni, combustibile militare, attrezzature militari
e prodotti a duplice uso a Israele, come appropriato, per garantire che la nostra industria
non contribuisca a fornire gli strumenti per consentire o facilitare il genocidio, i crimini di guerra,
i crimini contro l’umanità e altre violazioni del diritto internazionale.

Prevenire il transito, l’attracco e la manutenzione di navi in qualsiasi porto, se applicabile, all’interno della nostra giurisdizione territoriale, nel pieno rispetto del diritto internazionale applicabile, inclusa l’UNCLOS, in tutti i casi in cui vi sia un chiaro rischio che la nave venga utilizzata per trasportare armi, munizioni, carburante militare, equipaggiamento militare correlato, e prodotti a duplice uso verso Israele, per garantire che le nostre acque territoriali e i nostri porti non servano come canali per attività che permettono o facilitano il genocidio, i crimini di guerra, i crimini contro l’umanità e altre violazioni del diritto internazionale.

Prevenire il trasporto di armi, munizioni, carburante militare, attrezzature militari connesse e prodotti a duplice uso verso Israele su navi che battono la nostra bandiera, nel pieno rispetto del diritto internazionale applicabile, compresa l’UNCLOS, assicurando la piena responsabilità, compresa la de-flagging, per il mancato rispetto di questo divieto, per non fornire aiuto o assistenza nel mantenimento della situazione creata dalla presenza illegale di Israele nei Territori Palestinesi Occupati.

Avviare una revisione urgente di tutti i contratti pubblici, al fine di evitare che le istituzioni pubbliche e i fondi pubblici, se del caso, sostengano l’occupazione illegale di Israele dei Territori Palestinesi, che può rafforzare la sua presenza illegale nel territorio, per garantire che i nostri cittadini, e le aziende ed entità sotto la nostra giurisdizione, così come le nostre autorità, non agiscano in alcun modo che comporti il riconoscimento o fornisca aiuto o assistenza al mantenimento della situazione creata dalla presenza illegale di Israele nei Territori Palestinesi Occupati.

Rispettare i nostri obblighi di assicurare la responsabilità per i più gravi crimini di diritto internazionale attraverso indagini e azioni penali solide, imparziali e indipendenti a livello nazionale o internazionale, in conformità con il nostro obbligo di assicurare giustizia a tutte le vittime e la prevenzione di futuri crimini.

Sostenere i mandati di giurisdizione universale, come e dove applicabili nei nostri quadri legali costituzionali e giudiziari, per assicurare giustizia a tutte le vittime e la prevenzione di futuri crimini nei Territori Palestinesi Occupati.

Azione storica del Sud Globale: il resto del mondo da che parte starà?

Il silenzio di questi due anni e i soprusi a cui abbiamo assistito in Palestina e nella regione medio-orientale è stato sqarciato. E’ quello che è stato fatto da questi 12 paesi. Mancava un’azione etico-politica che ristabilisse la supremazia del diritto internazionale e della legittimità delle organismi internazionali rispetto agli interessi dei singoli stati: eccola qua.

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