No Name Kitchen nei Balcani: la routine a Bihac

Dopo la riapertura dei campi in Serbia, la fine del Ramadan e l’aumento delle temperature, sempre più persone stanno compiendo i loro ultimi passi verso l’Europa attraverso la Bosnia. Bihać, a causa della sua posizione di confine e della presenza di campi, è diventata un punto critico per coloro che si trovano sulla rotta balcanica. Con sempre più persone che cercano di spostarsi, il numero di respingimenti è aumentato. Molti tornano dal confine portando con sé storie strazianti di violenza e degrado. I respingimenti dalla Croazia, ora uno stato dell’UE, rimangono illegali e spesso vengono eseguiti in modo violento.

Le persone raccontano di essere state picchiate con bastoni e a mani nude, minacciate con le armi, di aver visto rubati i loro vestiti, zaini e scarpe e di aver distrutto i loro telefoni. Queste pratiche illegali e vergognose causano gravi disagi fisici e psicologici. Dopo essere stati respinti in Bosnia, la maggior parte non ha più nulla. Le condizioni di vita nei campi e la mancanza di un sistema di solidarietà impediscono loro di riprendersi, indebolendo ulteriormente il loro morale e la loro motivazione.

Il team NNK non si concentra solo sulla distribuzione di cibo e vestiti, ma anche sulla creazione e il supporto di incontri sociali come pomeriggi con tè, musica, calcio o giochi.