Politica e le sue promesse

Perché cadiamo nella trappola delle promesse politiche? Questo è un interrogativo complesso e suscettibile di opinione personale, il fatto sussiste nella dialettica politica.

In un modo o nell’altro buona parte della popolazione all’indomani di una elezione politica si è ritrovato a scegliere i propri rappresentanti grazie ai calendari e le proposte portante avanti dai singoli partiti. Capita anche di cambiare, chi più chi meno, il proprio partito di riferimento a fronte delle proposte presenti all’interno dei pamphlet elettorali. Non è un qualcosa di nuovo, almeno non di troppo recente, ma allora perché continuiamo a farci ingannare?

Non ritengo sia necessario elencare tutte le promesse che una volta raggiunta la poltrona vengano lasciate all’interno di un cassetto nella speranza che l’elettorato se ne dimentichi. È un fenomeno che abbraccia tutti i partiti principali, sia italiani sia stranieri, andando a creare programmi che di fatto non vengono rispettati, i quali, invece, vengono usati come specchio per le allodole nella speranza di racimolare i voti necessari per riuscire ad approdare al Parlamento.

Nonostante sia un fenomeno conosciuto, gli elettori continuano a cascare nel tranello, o per meglio dire continuano a credere nell’illusione e proprio per questo credo sia possibile suddividere gli aventi diritto in tre distinte categorie.

1)Chi effettivamente ci crede. Ci sono di sicuro delle persone che credono a quello che viene detto durante il caos del clima elettorale, spinte molto spesso da una profonda insoddisfazione democratica e che vedono nelle proposte di intervento che all’apparenza sembrano facili una soluzione permanente a problemi che il nostro paese si porta avanti da decenni (immigrazione, aumento delle tasse, evasione fiscale, affollamento delle carceri).

Bisogna diffidare di chi promette di avere una soluzione facile e immediata ad un problema complesso. Come la nostra storia ci insegna, basta guardare solo quella degli ultimi 10 anni: gli impegni o sono infruttuosi o, come accennato prima, servono solo a guadagnare voti marciando su un elettore stanco e rassegnato.

2) Il secondo tipo di elettore è quello conscio della vuotezza dei programmi politici di molti partiti e che indirizza la sua scelta nei confronti di quei gruppi che considera il “meno peggio”. Questo atteggiamento però va ad intaccare le fondamenta stesse della democrazia, svuotandola di significato, conferendole un mero atto di routine, un qualcosa che si fa per esercitare il proprio diritto di voto e basta.

3) La terza categoria, invece, è quella che da alcuni anni è in costante crescita: gli astenuti. Ormai stanco delle promesse non mantenute, l’elettore decide di non partecipare all’elezione nel proprio Paese: decide volontariamente di abbandonare il sistema per cui milioni di italiani si sono battuti negli anni, senza la possibilità di ripensamento, deluso dal nostro sistema politico.

Per ritornare all’argomento principale dell’articolo, le cause alla base dell’inganno delle promesse elettorali sono molte e complesse. Ce ne è una però che vale la pena affrontare, in quanto è un argomento delicato e molto controverso: la comunicazione via social degli esponenti politici.

Abbiamo assistito, a cominciare dalla nascita e dall’ascesa di Forza Italia, a una crescente personalizzazione del partito politico. Le figure a capo di questi movimenti hanno messo sempre più in ombra il ruolo pubblico del gruppo, andando a creare delle vere e proprie rampe di lancio per l’affermazione del loro ruolo come leader all’interno del panorama politico nazionale. Il conseguente utilizzo dei social media ha subito un forte aumento durante il periodo pandemico, data ovviamente la difficoltà di raggiungere i cittadini a causa delle norme stabilite per garantire la salute pubblica.

La disintermediazione delle piattaforme social al pubblico e l’assenza di un reale contraddittorio, non solo minano le basi del nostro procedimento democratico fondato sul dibattito, ma permettono anche una trasmissione senza filtri. Questo tipo di approccio permette di plasmare certi tipi di narrativa, sui quali verranno poste le basi dei programmi politici. Si creano problemi, o gli si dà una importanza o una accezione diversa da quella che realmente posseggono, per poi proporre la soluzione ai temi proposti. Va tenuto presente poi che durante l’utilizzo dei social, la persona si trova per così dire con la guardia abbassata. Non ritiene che sia un luogo in cui mettersi in gioco e interrogarsi realmente su ciò che vede e soprattutto su ciò che gli viene detto.

Ma allora siamo completamente succubi di questo tipo di narrativa, oppure come cittadini siamo in grado di riconoscere un reale impegno da una semplice promessa elettorale?

Per evitare di cadere in queste trappole è bene che l’elettore si informi, segua il dibattito politico, quando c’è, e metta in dubbio le parole che gli vengono dette rinunciando ad accettare tutto in maniera passiva. È solo tramite una diffidenza attenta e consapevole che è possibile sfuggire alle melliflue parole della politica.