Confermata la morte di 11 persone, tra cui un bambino di 9 mesi, nel fiume di confine Drina tra Serbia e Bosnia mentre cercavano di raggiungere l’Europa dopo migliaia di chilometri percorsi. Continua la politica europea dell’esternalizzazione delle frontiere, continua la strage.
La mattina di g,iovedì 22 Agosto si è consumata l’ennesima tragedia ai confini dell’Unione Europea. Una piccola imbarcazione si è rovesciata nel fiume Drina, tra Serbia e Bosnia, il bilancio è di 11 morti, tra cui una madre e il suo bambino di 9 mesi. Continua l’esternalizzazione, continuano i respingimenti illegali, continuano i soprusi. Continuiamo ad assistere alla strage silenziosa di persone ai confini europei. Quasi sempre non conosciamo ne i loro nomi ne la loro storia. Seppelliti in modo anonimo, senza che nessuno li pianga.
La politica europea dell’esternalizzazione non funziona e comporta la violazione sistematica del Diritto Internazionale Umanitario, delle Convenzioni ONU sui Rifugiati e dei Diritti Fondamentali dell’UE. I migranti, se non muoiono prima, sono soggetti a vessazioni e violenza fisica, anche fino alla morte, da parte delle autorità di confine nazionali o di Frontex. Una vera e propria strage perpetrata ai danni di persone vulnerabili, spesso donne e bambini, nei boschi, nei fiumi e nei mari europei. La politica dei muri, delle carcerazioni e dei respingimenti ha vinto in Europa, che continua a finanziare questa rete di morte e sofferenza.
Si troveranno mai i responsabili di queste morti ? Sono le autorità locali, i governi nazionali o forse a Bruxelles ad essere responsabili di questo sistema di morte? Sicuramente, chiunque sia complice ne è ugualmente responsabile.

Il messaggio del movimento No Name Kitchen
“Almeno 10 persone, tra cui un bambino, sono state trovate morte tragicamente nel fiume Drina tra Serbia e Bosnia, mentre cercavano di raggiungere l’Europa in cerca di sicurezza. Una nuova parte di una crisi più ampia, guidata dall’incessante spinta dell’UE ad esternalizzare i propri confini verso i paesi più vicini.
L’esternalizzazione scarica le responsabilità su altri, lasciando intrappolate persone vulnerabili in condizioni orribili lontano dall’UE. Questa tragedia nei Balcani non è isolata, ne riecheggiano innumerevoli altre in regioni dove l’Europa ha esternalizzato i suoi confini. Nei Balcani, la rotta migratoria è segnata da rotte pericolose, violenti respingimenti e centri di detenzione sovraffollati. Bosnia e Serbia sono diventate osti riluttanti per migliaia di migranti che sopportano inverni brutali, brutalità della polizia e zero protezione. Questo è il risultato diretto delle politiche europee che spingono le persone in condizioni di pericolo, lontano dalla sicurezza che cercano.
Nel Nord Africa, la situazione è altrettanto grave. L’UE ha stretto accordi con Egitto, Tunisia e Libia per intercettare le barche e riportare i migranti nei paesi di partenza dove affrontano guerre o rischiano procedimenti giudiziari, torture e persino la morte. Questi accordi comprendono anche quello con l’Italia dove i migranti saranno trattenuti in centri di detenzione. Il loro futuro è incerto, poiché l’Europa se ne lava le mani. Dall’Egitto, ala Tunisia e ala Libia che impediscono alle persone di trasferirsi, alle violente opposizioni in Serbia, Bosnia e Bulgaria. L’esternalizzazione è una rete di violazioni, sofferenze e morte dei Diritti Umani. Questi Stati, guidati dall’UE e incentivati dai finanziamenti europei, fanno parte di una strategia più ampia per tenere i migranti fuori, a prescindere dal costo umano. Una strategia che ha trasformato i paesi vicini in zone cuscinetto dove i diritti umani vengono ignorati e la sofferenza viene esternalizzata.
I corpi nel fiume Drina sono gli ultimi di una lunga serie di tragedie. Questi morti richiedono responsabilità e lo smantellamento di politiche che danno priorità ai confini rispetto che alle vite umane. Il nostro pensiero va alle famiglie delle vittime di questa tragedia insensata e alle innumerevoli altre vittime delle politiche di frontiera dell’UE”. – via Instagram