Nella notte tra il 10 e l’11 settembre 2023, all’indomani del ciclone Daniel, Derna si risveglia in una situazione surreale. Il crollo di due dighe, quella di Derna e di Mansour, rilascia circa 30 milioni di metri cubi d’acqua, causando inondazioni a valle distruggendo circa il 25% la città di Derna.
I morti confermati sono oltre 11mila. Tra le 10mila e le 20mila le persone disperse. Un disastro di cui ancora dopo un anno non si ha la misura della distruzione causata dall’inondazione. Oltre un quarto di area di Derna è stata distrutta e portata via verso il mare.
Si poteva evitare
Le dighe crollate furono costruite sotto il governo di Muammar Gheddafi dalla società jugoslava Hidrotehnika-Hidroenergetika negli anni ’70 per controllare le inondazioni, irrigare le terre agricole e fornire acqua alle comunità vicine. Le crepe erano state segnalate nelle dighe già nel 1998. Nel 2022, un ricercatore presso l’Università Omar Al-Mukhtar di Bayda, in Libia, aveva avvertito in un documento che le dighe avevano bisogno di lavori urgenti, sottolineando che c’era un alto potenziale per il rischio di alluvione.
La vulnerabilità di Derna alle inondazioni era ben nota, avendo subito grandi inondazioni nel 1942, 1959, 1968 e 1986. La minaccia rappresentata dalle dighe mal mantenute è stata oggetto di un articolo di ricerca pubblicato lo scorso novembre da Abdelwanees A. – R.R. Ashoor, nel Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università Omar Al-Mukhtar di Albeida, in Libia. Ashoor ha avvertito: “L’attuale situazione nel bacino di Wadi Derna impone ai funzionari di adottare misure immediate per effettuare il mantenimento periodico delle dighe esistenti. Un’alluvione enorme, il risultato sarà catastrofico.” [fonte]
Cosa è cambiato dopo un anno
Il paese è diviso tra un governo di Tripoli riconosciuto a livello internazionale a ovest, guidato dal primo ministro ad interim Abdulhamid Dbeibah, e un’amministrazione rivale a est sostenuta da Haftar. Derna, un tempo ospita circa 120.000 abitanti, è diventato un vasto cantiere, dove si stanno ricostruendo case, scuole, strade e ponti. Ma il massiccio sforzo di ricostruzione è in corso senza alcuna supervisione da parte delle autorità di Tripoli.
A febbraio, il presidente del parlamento dell’amministrazione orientale, Aguila Saleh, ha annunciato la creazione di un fondo per la ricostruzione guidato da Belgacem Haftar, uno dei sei figli dell’uomo forte. Il parlamento ha dato ad Haftar una “carta finanziaria bianche” del valore di 10 miliardi di dinari (2,1 miliardi di dollari), ha detto l’analista della Libia Anas El Gomati.
“È un assegno in bianco con zero supervisione”, ha aggiunto Gomati che dirige il think-tank del Sadeq Institute. La ricostruzione dovrebbe essere supervisionata dalle agenzie delle Nazioni Unite e dai funzionari eletti locali che “dovrebbero dare la priorità ai bisogni, al merito e alle misure anticorruzione,” – ha detto Gomati – “ invece, è stato effettuato da “un’istituzione impenetrabile in cui miliardi svaniscono”.
Il Team di euJournal rinnova le condoglianze a tutta la società libica, in particolare a tutte le famiglie coinvolte in questo doloroso evento. Ci auguriamo una spinta delle autorità per sviluppare un piano di prevenzione e controllo di tutte le infrastrutture nevralgiche del Paese.