Guerra e pace: in medio stat virtus.

Un Omo aprì er cortello/

e domannò a l’Olivo: — Te dispiace/

de damme un «ramoscello»/

simbolo de la Pace?/
— No… no… — disse l’Olivo — nun scherzamo./

perché ho veduto, in più d’un’occasione/

ch’er ramoscello è diventato un ramoe er/ simbolo… un bastone./

Il concetto di pace di Trilussa è rappresentato da un ramoscello d’ulivo, che in più di un’occasione è diventato un bastone. L’accezione da attribuire al bastone è negativa, intesa come violenza. Il ‘bastone’ rappresenta tutti quei regimi che, nonostante si identifichino come società democratiche, per mantenere un’egemonia politica ricorrono a leggi antidemocratiche fondate sulla violenza, il bastone. Ma come la filosofia ci insegna, il concetto di democrazia va oltre le leggi e i bastoni.

Domani 27 gennaio sarà la Giornata della Memoria, e l’11 febbraio quella del Ricordo: due simboli che dovrebbero essere alla base di ogni prospettiva di futuro. Il concetto di ‘bastone’ però è sempre in auge anche nelle democrazie in cui viviamo. Vediamo cosa succede nel nostro mondo.

Non ho mai amato i terroristi che non avessero nel loro animo il sentimento di una rivincita sul male. Il terrorismo fine a sé stesso è il male dell’umanità e dei valori di libertà. Quante volte però abbiamo sentito che “combattere il terrorismo significa salvare i valori delle società occidentali?”.  Spesso però, le campagne militari anziché mirare allo sradicamento del fenomeno, incrementano il numero dei conflitti, procurando tanti morti e andando così ad arricchire l’economia delle industrie belliche. Chi fornisce armi ai gruppi terroristici?

I terroristi non sono solo quelli che non controllano un territorio e minacciano l’integrità del proprio stato di appartenenza o di altri stati, ma sono anche quelli che, pur avendo il controllo di un territorio, agiscono comunque con schemi terroristici, sia all’interno del proprio paese sia verso altri paesi: il terrorismo di Stato. Noi occidentali pensiamo che chiunque vada contro al nostro modello ‘democratico’ sia un terrorista. E chi ha una concezione diversa? Beh, per noi occidentali, non esiste una sfumatura sul concetto di democrazia e quindi andiamo contro chi non la pensa come noi.

Facendo così ci schieriamo contro il terrorismo ma con le nostre politiche ne siamo complici. Ad esempio, gli Stati Uniti finanziarono gruppi paramilitari in Nicaragua, El Salvador, e poi regimi dittatoriali in Cile, Cuba, Iran, Grecia, Cambogia e, sempre per il nostro concetto di democrazia ci siamo impegnati anche in Jugoslavia, Libia, Iraq, Yemen, Somalia e in tante altre occasioni di cui non sapremo mai nulla.

Il terrorismo non sopravvive se non ha paesi che lo proteggono e quello che facciamo noi occidentali e Russia, è proteggere dittature e, dove non si può, si interviene con gli eserciti, inventando anche i vari gruppi contractors e ‘Wagner’. Questo è il vero terrorismo. Slegati da qualsiasi territorio, i mercenari, non sono in grado essere garanti di democrazia e dunque finiscono per rafforzare le dittature. Le democrazie occidentali definiscono i terroristi in base alla loro adesione o meno ai gruppi sociali di riferimento nel territorio, ricorrendo alla violenza come mezzo per far valere i propri interessi, macchiandosi così delle stesse violenze dei gruppi combattuti. Quindi il bastone viene usato da chiunque voglia salvaguardare i propri interessi, che siano Usa o Russia.

Perché dobbiamo trasferire il concetto democratico ad altri popoli con i mercenari?

Il valore democratico ad oggi per noi occidentali è solo un aspetto economico. Chiunque vada contro la nostra idea di economia allora è un terrorista: ciò non significa però che chiunque si dica democratico lo sia veramente.

Il concetto di democrazia, in base alla storia europea, nasce dalla Rivoluzione francese e non dal sistema inglese. Dopo la Seconda guerra mondiale il modello statunitense è stato adottato come vincente, quando in realtà non è frutto della nostra storia. Oggi la classe politica è cambiata. È senza idee e valori, e pensa che la democrazia sia solo un fattore economico in parte deciso dagli Stati Uniti.

Una minoranza vorrebbe che di nuovo i giovani europei vengano arruolati per combattere guerre, rischiando di ripetere quegli errori che hanno caratterizzato il secolo scorso. Il problema non è la democrazia, altresì un’economia e una politica europea che sia diversa da quella statunitense, capace di offrire modelli democratici validi ai nostri vicini senza l’utilizzo della forza ma attraverso politiche egualitarie. Il bastone lasciamolo a quei paesi che nulla hanno a che fare con la storia mediterranea e usiamo il ramoscello di ulivo nei confronti di quei paesi che conosciamo da millenni e con i quali condividiamo molte più cose di cui non si pensi.

Basta leggere quelle menti che hanno costituito l’idea di Europa per riscoprire il vero significato di democrazia. In medio stat virtus!

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