Gaza – Israele non si ferma. L’Europa guarda ai propri interessi

Aumentano morti e feriti sotto gli incessanti colpi di Israele. Hamas ha ritenuto inaccettabile l’offerta di Netanyahu di una tregua di sessanta giorni, in cambio del rilascio di tutti gli ostaggi. L’unica proposta accettabile dal partito palestinese è un cessate il fuoco permanente e il ritiro delle truppe israeliane dai territori occupati.

I numeri tragici del conflitto israelo-palestinese

Come riportato dal 68° rapporto dell’UNRWA del 24 gennaio 2024, la situazione nella Striscia diventa sempre più catastrofica. Oltre 1.7 milioni sono gli sfollati interni (IDP’s), il 75% della popolazione, molti dei quali sono stati sfollati più volte, spostandosi da un posto ad un altro, nonostante non esistano posti sicuri a Gaza. Dal 7 ottobre oltre 26mila persone, di cui il 70% donne e bambini, sono state uccise dai raid aerei israeliani e dalle operazioni dell’IDF sul campo.

Oltre ai morti registrati dall’ONU e dalle Autorità palestinesi si devono aggiungere gli oltre 7mila dispersi, ancora sotto le macerie, di cui 4900 donne e bambini. Oltre 100 i giornalisti uccisi.

Da diversi giorni i dati relativi alla salute, al supporto psicosociale, alla sicurezza del cibo e dell’acqua e ai servizi igienico-sanitari non sono disponibili a causa della mancata sicurezza sul campo degli operatori ONU e della mancata connessione ad internet. L’OCHA riporta che “la linea internet è interrotta in tutte le aree, ciò impedisce alla persone di accedere alle informazioni ‘salva vita’ e alle autorità di attuare la risposta umanitaria”.

Anche la situazione in Cisgiordania è peggiorata, inclusa Gerusalemme Est, dove non c’è il controllo del territorio da parte di Hamas. Dal 7 di ottobre i morti uccisi dall’IDF sono 358, di cui 91 bambini.

Dallo scoppio del conflitto israelo-palestinese oltre 4700 sono le persone arrestate tra le quali figurano giornalisti, politici, attivisti, medici e civili, tra cui molte donne e bambini. Alla fine di dicembre l’Ufficio per i Diritti Umani dell’ONU comunica “un’alta preoccupazione riguardo il drammatico incremento di arresti arbitrari da parte delle autorità israeliane nei confronti dei palestinesi” e inoltre “sottolinea l’urgenza di un’indagine per l’accusa di tortura durante la custodia nelle carceri israeliane”.

E il mondo?

L’intervento militare israeliano continua indiscriminato sotto gli occhi della comunità internazionale. Nonostante più volte il Segretario Generale dell’ONU Guterres abbia condannato le azioni israeliane e abbia invitato il Consiglio di Sicurezza ad approvare una risoluzione per il cessate il fuoco umanitario, nulla è cambiato.

Come era prevedibile, dopo aver perseguito una campagna per procura in Ucraina, gli Stati Uniti rimangono al fianco di Israele: alleato fondamentale per la gestione degli affari in Medio Oriente.

I paesi europei da subito, come in Ucraina, hanno sostenuto Israele economicamente e politicamente. Durante l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 12 dicembre 2023 i principali paesi europei hanno preferito astenersi al voto per la risoluzione che chiedeva un cessate il fuoco umanitario. Italia, Germania, Ungheria, Lituania, Pesi Bassi, Romania e Bulgaria si sono astenuti, mentre Austria e Repubblica Ceca hanno votato contro.

Gli interessi in gioco sono troppo grandi. Oltre che a ‘sottomettersi’ alla politica statunitense, l’Europa non può rischiare di interrompere i rapporti commerciali ed economici con Israele. Soprattutto dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, l’Europa ha l’impellente necessità di diversificare la provenienza del suo sostentamento energetico.

Infatti, Israele ha concesso permessi di esplorazione per giacimenti di gas e petrolio nell’area del Leviatano, di fronte le coste di Gaza, all’italiana Eni e all’inglese Dana Petroleum. Inoltre, Israele è uno dei paesi dell’area MENA, utile all’Unione Europea per la transizione energetica dai combustibili fossili al fotovoltaico e all’idrogeno: progetti comunque additati di avere uno stampo neocoloniale. Inoltre, con il pacchetto economico RePowerEu, Israele è diventato uno dei principali partner strategici, assicurando all’Ue circa 10 miliardi di metri cubi di gas all’anno, con l’obiettivo di arrivare a 15 miliardi.

L’Unione europea ancora una volta ha perso l’occasione di diventare un attore geopolitico indipendente e autorevole, perseguendo politiche che vanno contro gli interessi degli stessi cittadini europei e dei valori fondanti dell’Unione. Questo massacro di civili è anche responsabilità nostra!

L’allargamento del conflitto

Nonostante siamo difronte ad un sostanziale allargamento del conflitto, tra Yemen, Libano, Iran, Irak, Syria; statunitensi e inglesi bombardano Sana’a dal 12 di gennaio contro tutte le leggi internazionali che vigevano quando la Russia attaccò l’Ucraina, confermando così agli occhi di tutto il mondo l’ipocrisia occidentale che tanto contraddistingue le nostre politiche e le nostre economie.

Nel Mar Rosso le navi degli Houthi continuano a bloccare la rotta commerciale, creando un danno incalcolabile all’economia globale. Unico atto forte del mondo arabo in segno di disprezzo nei confronti della politica genocidaria attuata da Israele contro i palestinesi.

Dal 7 ottobre inoltre dilagano attentati terroristici nel Medio Oriente. Prima a Beirut, dove il 2 gennaio Israele ha bombardato in modo criminale la capitale del Libano, stato sovrano, uccidendo il leader di Hamas Saleh Al-Arouri e altri esponenti della Brigata Qassam. Poi in Iran, durante l’anniversario della morte di Soleimani, dove una bomba ha ucciso oltre 100 persone. Secondo Teheran “i terroristi dietro l’esplosione del cimitero di Kerman ci sono mercenari di potenze arroganti” e assicurano una rapida punizione.