Investegate Europe | settembre 2022
L’Europa vorrebbe interrompere la sua dipendenza dal petrolio, gas e carbone russi ma nonostante l’arrivo di nuove sanzioni e un volume di importazioni in calo, una vasta rete di navi europee continua a trasportare miliardi di euro in combustibili fossili, che finiscono tutti nelle tasche dello Stato russo.
Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina a fine febbraio, l’UE è in cerca di modi per fare pressione su Putin e quindi favorire la fine del conflitto, impresa tanto nebulosa quanto difficile.
Il blocco per anni è stato dipendente dalla Russia per l’importazione di diversi beni, e in particolare dei combustibili fossili che nel 2021 hanno fruttato alla Russia ben 400 miliardi di euro dall’UE.
Aver interrotto alcuni rapporti finanziari, scientifici e commerciali con la Russia non basta a far vincere un vantaggio strategico all’Europa, neanche con l’introduzione di nuove sanzioni perché ci sono conflitti di interesse a livello privato e statale, come quelli dell’industria delle spedizioni via mare, che lo impediscono.
Investigate Europe, con la collaborazione di Reporters United, ha preso in analisi le spedizioni di milioni di tonnellate di fossile che continuano a partire dalla Russia nonostante la guerra e il profilarsi di possibili embarghi. Tra i fatti più importanti che abbiamo scoperto, c’è che, dal periodo dell’invasione dell’Ucraina, più di metà di tutte le spedizioni di combustibili fossili dalla Russia ai porti di tutto il mondo è stata trasportata da navi europee. L’inchiesta Fuelling War entra nel dettaglio di questi scambi commerciali via mare.
Abbiamo analizzato diversi dataset di dominio pubblico, inclusi quelli di CREA, MarineTraffic, Equasis e molti altri. Abbiamo seguito le spedizioni, monitorato le importazioni e studiato le tratte navali per identificare gli spedizionieri che lavorano con la Russia di Putin.
