ISRAELE CONTINUA AD UCCIDERE GIORNALISTI E OPERATORI UMANITARI

Dal 7 ottobre Israele ha ucciso 105 giornalisti e 178 operatori ONU. La continua violazione del diritto internazionale da parte di Tel Aviv non sembra influenzare le relazioni con l’Unione Europea. Oltre l’appoggio politico sistematico di paesi come Germania, Italia, Francia e Inghilterra, Israele gode del sostegno economico degli USA, i quali alla fine di febbraio hanno approvato un pacchetto da 14 miliardi di dollari in armi. RSF ha presentato due denunce alla Corte Penale Internazionale, chiedendo al Procuratore Capo Khan di indagare sui giornalisti palestinesi uccisi dall’esercito israeliano. Ci sono prove che documentano il dolo nelle uccisioni dei giornalisti a Gaza: un crimine di guerra.

SITUAZIONE A GAZA

105 giornalisti morti, 4 dispersi, 25 arrestati e 16 feriti (fonte: RSF e CPJ). Gaza è un luogo di morte per gli abitanti, per i giornalisti e per gli operatori umanitari.

Reporter Senza Frontiere ha raccolto dal 7 ottobre prove che dimostrano i crimini di guerra commessi da Israele nei confronti dei giornalisti a Gaza e in Israele. Ha presentato due denunce alla Corte Penale Internazionale (31 ottobre 2023 / 22 dicembre 2023), esortando il Procuratore Capo Karim Ahmad Khan ad indagare sulla morte dei giornalisti, e di accogliere le prove raccolte dall’ organizzazione.

Come riportato nella denuncia del 31 ottobre, “gli attacchi subiti dai giornalisti palestinesi a Gaza corrispondono alla definizione di attacco indiscriminato del diritto internazionale umanitario e costituiscono pertanto crimini di guerra ai sensi dell’articolo 8.2.b. dello Statuto di Roma.

Continua, “anche se questi giornalisti fossero stati vittime di attacchi diretti contro obiettivi militari legittimi, come sostengono le autorità israeliane, gli attacchi avrebbero comunque causato danni manifestamente eccessivi e sproporzionati ai civili e costituirebbero comunque un crimine di guerra ai sensi di questo articolo.

RSF in precedenza aveva già presentato due denunce alla CPI, portando prove sull’uccisione di giornalisti durante la Grande Marcia del Ritorno a Gaza 2018, e sotto i raid aerei su oltre 20 edifici di testate giornalistiche nella Striscia nel 2021. Inoltre, RSF si è unito alla denuncia di Al Jazeera alla CPI sull’uccisione della giornalista palestinese Shireen Abu Akleh, uccisa nel 2022 a Jenin in Cisgiordania, durante un raid militare israeliano.

Dal 7 ottobre 178 operatori ONU sono stati uccisi dai bombardamenti a Gaza. 400 sfollati (IDP’s) che si rifugiavano nelle strutture dell’UNRWA sono stati uccisi in seguito ad attacchi dell’IDF, oltre1400 le persone ferite. Le strutture ONU sono sistematicamente state colpite dall’inizio del conflitto: oltre 350 attacchi in 160 strutture lungo la Striscia.

Il 2 aprile 2024, Israele ha colpito e ucciso 7 operatori umanitari dell’organizzazione Word Central Kitchen. Tre razzi hanno colpito le tre macchine con cui si spostavano gli operatori. Una vera e propria esecuzione anche se Tel Aviv parla di tragico incidente.

Mappa che ricostruisce la posizione dei tre veicoli in uso dagli operatori di Word Central Kitchen colpiti simultaneamente da droni israeliani il 2 aprile 2024.

I GIORNALSITI COME BERSAGLIO

Cecchini, droni e macchine bersagliate: questa è la guerra di Israele contro i giornalisti a Gaza. Il Comitato per la Protezione dei Giornalisti ha documentato anche numerose aggressioni, minacce, attacchi informatici e uccisone di familiari.

Nelle denunce esposte da RSF alla CPI nel 2023, figurano 14 nomi di giornalisti uccisi mentre lavoravano, e le prove che confermano il dolo dell’IDF nell’uccisione. Degli altri giornalisti, come riportano nella denuncia, non ci sono prove sufficienti per provare l’intenzionalità delle uccisioni.

Tra questi nomi compare Asem Al Barsh, giornalista radiofonico di Al Najah, ucciso dal fuoco dei cecchini israeliani. Bilal Jadallah ucciso da un razzo diretto sulla sua macchina mentre tornava dal luogo che copriva per un servizio. Hassona Salim e Sari Monsur, uccisi da un missile dopo essere stati minacciati dall’esercito israeliano.

l 15 dicembre 2023, mentre Wael Al-Dahdouh e il suo cameraman Samer Abu Daqqa stavano coprendo l’attacco aereo della scuola di Haifa a Khan Yunis, sono stati colpiti da un missile israeliano, ferendo Dahdouh e ferendo mortalmente Abu Daqqa.

Il figlio di Wael Al Dahdouh, Hamza Al Dahdouh, giornalista anche lui, è stato ucciso da attacco aereo sulla sua macchina mentre stava riportando i crimini di guerra israeliani a Khan Younis il 7 gennaio 2024.

Wael Al Dahdouh, storico giornalista palestinese e il papà di tutti i giornalisti di Gaza, dall’ inizio del conflitto ha perso tutta la sua famiglia, e dopo essersi salvato per miracolo durante l’attentato del 15 dicembre, è uscito dalla Striscia per ricevere cure mediche in Qatar.

 

Approfondisci : UNRWA Situation Report #100 / RSF list of journalists killed / CPJ journalist casualties in the Israel-Gaza war / RSF and ICC / Statuto di Roma Corte Penale Internazionale

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