In Europa, come in Italia, nessuno è fuori dal complessivo standard di uniformità. Compresa la cultura, per non parlare dei mass media. Chi decide fa legge, anzi fa i testi di legge, e fuori da tali testi non si può più andare. Quasi tutti si considerano liberaldemocratici, qualcuno populista-liberal-democratico, in sostanza vi è un sentimento di opposizione a chi non è d’accordo su un concetto che non fa parte dell’Europa e neppure dell’Italia. Si può parlare di liberali e democratici, che non sono uguali, ma dall’America arriva la liberaldemocrazia, un sistema sul quale chi è fuori è fuori e chi è dentro è dentro.
E’ un sistema assolutistico dove anche le elezioni diventano il loro perno economico dove le idee sono fuori dalla concetto liberale e democratico. In tutto questo vi sono anche gli Stati, una congrega di uomini che vanno appresso a concetti autoritari e chi crea di pensare diversamente è bandito dall’associazione che un tempo si pensava di creare un’Europa democratica.
Tutto questo è successo a Viktor Orban, che da sempre è considerato un autoritario da una pletora liberaldemocratica europea. Chi è Orban? Vicino alla Meloni, non si mai inserito nei conservatori europei, ora, dopo le lezioni europee, ha creato il gruppo dei Patrioti per l’Europa, senza la Meloni ma con Salvini, uscendo dal raggruppamento del PPE e rappresentando il terzo gruppo nel Parlamento europeo. Orban è sempre stato molto discusso in Europa: dai diritti civili, al sistema sanitario, all’immigrazione e fino alla guerra tra Russia e Ucraina. L’Ungheria ha solo circa 10 milioni di cittadini, niente rispetto Italia, Francia, Germania e Spagna che insieme hanno un numero di cittadini ben maggiore: 257milioni in totale. Può Orban mettere in crisi l’Europa? Evidentemente no, anche se la composizione politiche dei singoli paesi sono alquanto diversi nelle loro composizioni nazionali.
L’unico punto su cui Orban può mettere in crisi l’Europa è la guerra tra Russia e Ucraina. Ha buoni rapporti con la Russia e pessimi con ‘Ucraina, da quando questa decise che la lingua ufficiale fosse l’ucraino togliendo spazio alle minoranze nei propri territori, tra cui quelle ungheresi. Fa parte della Nato e questo vuol dire che i rapporti con gli Usa sono normali, se non eccezionali. Ha sempre criticato l’UE sulle spese militari all’Ucraina, dalle quali si è estromesso anche se in alcuni casi, per le pressioni europee, ha dovuto dire di sì senza essere costretto alla spesa militare sull’Ucraina. Secondo il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjàrtò la visita di Orban può essere interpretata come un’iniziativa dell’Ungheria, e non dell’UE e soprattutto dell’Occidente collettivo. Orban ha portato a Kiev diverse idee relative alla risoluzione del conflitto, ma non sono state accettate in Ucraina. Tali idee sono state riproposte a Putin, e a Xi Jinping. Nel ritorno da Astana, dove ha preso parte al vertice della SCO e ha tenuto trattative bilaterali con Vladimir Putin e Erdogan, quest’ultimo, membro effettivo della Nato, il primo esercito nell’Europa di quest’ultima alleanza.
L’Ungheria ha molto da difendere sul piano nazionale però ha il compito come europeo, per i morti e la distruzione dell’Ucraina, a far si che l’Europa cambi passo in politica esterna, cosa che avrebbe dovuto fare la Meloni, al posto di andare a giocare a Disney. Una grande nazione, anche se piccola nel contesto ma grande nella storia europea, deve fare una politica estera diversa dai raggruppamenti europei e dare un segnale, anche economico, nel futuro prossimo.
Orban è filo russo? Queste cose soffiate dalla propaganda europea per una nazione che ha pagato con morti e sofferenze in 70 anni dal Patto di Varsavia, sono solo una propaganda per un regime europeo che non conosce la storia dell’Europa. Orban è ungherese questo conta, ha rapporti esteri quasi con tutti, anche questo conta, vuole che l’Europa cambi la sua politica interna ed estera questo ,è quello che riguarda noi, intellettualmente riguarda tutti noi europei. Su questo dobbiamo discutere affinchè l’Ungheria sia da stimolo per l’Europa, evitando che venga condannata all’emarginazione.