Questa notte si sono tenuti gli spogli elettorali che hanno visto il partito di Giorgia Meloni come il vincitore indiscusso di queste elezioni. Insieme al suo partito, vincitore è la coalizione di destra formata dalla Lega di Salvini e da Forza Italia di Silvio Berlusconi.
Questo risultato rispecchia la volontà di milioni di italiani, i quali si sono ritrovati nelle parole dei leader di destra. Alcuni però sono voti esasperati, snaturati concessi non per convinzione ma per volontà di riscatto su una politica morta, battente bandiera di sinistra. La sedicente sinistra di oggi ha ancora una volta incassato un’umiliante sconfitta, risultato di una mancata attenzione, per essere buoni, dei principi che caratterizzano l’elettorato storico rosso.
Sicuramente la sconfitta di tutti sta nell’affluenza dell’elettorato alle urne, in quanto ad oggi chi ha votato è il 63,9 percento dell’elettorato complessivo, un avente diritto al voto su 3 non ha partecipato a queste elezioni.
Dunque quasi un 40 percento di cittadini non ha trovato nessuno che lo rappresentasse. Complimenti dunque alla leader di FdI, alla quale spettano, insieme alla squadra di governo che si formerà nei giorni che verranno, sfide delicate e problemi gravosi che ormai da anni tengono in ginocchio la democrazia in Italia.
Per citarne qualcuno abbiamo le disparità sociali e la richiesta di più diritti, la lotta alle mafie e ai colletti bianchi collusi, l’immigrazione e i centri d’accoglienza. Ma anche lavoratori che chiedono più sicurezza nei luoghi di lavoro, i giovani e le pensioni, i plessi scolastici e investimenti nell’istruzione. Poi il problema delle selvagge privatizzazioni che vedono uno spostamento ingente di capitale dal pubblico al privato e poi la giustizia e i problemi che la caratterizzano da sempre. Bisognerà rivedere inevitabilmente anche la legge elettorale, la quale non permette la creazione di un governo stabile e nega al cittadino la massima espressione del diritto di voto. Bisognerà parlare di tasse, salario minimo e reddito di cittadinanza (misure già attuate da molti paesi europei) ma soprattutto dei rapporti con Europa e resto del mondo.
Chi dice che l’Italia rischia di uscire dall’Europa non ha la concezione reale di quello che significa un’operazione di tale portata, però il focus va spostato sul tipo di relazioni che vogliamo intraprendere con i nostri vicini e non.
L’agenda Draghi prevedeva una totale prostrazione nei confronti della NATO e dell’Europa belligerante, ciò non solo ha riportato la guerra in Europa (anche se effettivamente non è mai scomparsa anche dopo la fine della seconda guerra mondiale, ricordiamo Jugoslavia, Kossovo, Cecenia e anche l’Ucraina) ma ci ha designato non come promotori di pace e diplomazia altresì come opportunisti e carenti dal punto di vista dell’applicazione dei Valori della Costituzione Italiana e di quella Europea.
Siamo rei di non aver seguito la nostra Carta Costituzionale e per questo una guerra è portata avanti anche con il nostro appoggio ( anche se la maggioranza degli Italiani è contraria alla guerra e all’invio di armi), ma chi conduce i giochi di questa situazione non guarda sicuramente in faccia alle centinaia di migliaia di persone costrette a fuggire da quei territori e ai morti di un’infame, viscida e opportunistica strategia economica, che ha le basi nelle energie fossili e nelle industrie belliche.
Di risposte e di fatti è ciò di cui il popolo italiano necessita e dunque sono questi i temi e questi i marci meccanismi che sottoponiamo al nuovo governo che si andrà a formare, e pretendiamo risposte convincenti e soluzioni concrete attuabili.