SIRIA – Al Qaeda entra ad Aleppo e si dirige verso Homs. Continuano i bombardamenti russi a sostegno di Assad. Coincidenza la tregua in Libano?


Mercoledì 27 novembre le milizie di Hayat Tahrir al-Sham(HTS) e alleati, iniziano l’offensiva nel nord-ovest della Siria. Si registrano scontri nella zona di Afrin, di Azaz, Tall Rifat, Marea, congiuntamente a Mjdlya, Idlib, Urum as Sughra e Aleppo. Le milizie, già presenti nell’area ovest tra Idlib e Laodicea, si sono mosse verso Hama. L’ obiettivo ora è Homs, dove le truppe dell’esercito siriano (SAA) si sono dirette, dopo essersi ritirate dalla zona di Nuova Aleppo e Idlib, per prepararsi al contrattacco.

In tre giorni le milizie guidate da HTS, ricollegabili al gruppo Jabhat al Nusra, il fronte di Al Qaeda in Siria, insieme al sostegno dell’ISIS, sono riuscite ad impossessarsi delle principali strade e città del nord ovest della Siria, a sbaragliare l’esercito regolare siriano (SAA) e impegnare le truppe curde SDF vicino Afrin e Aleppo. Sono riuscite ad entrare in aree militari e impossessarsi dei depositi di armi e mezzi dell’esercito siriano, pubblicando sui social il bottino ottenuto.

La sfida per le forze di Assad è bloccare l’avanzata dei terroristi che potrebbero puntare verso la Capitale. Per ora le milizie hanno occupato lo snodo cittadino di Morek, vicino Hama, attraversato dall’importante autostrada M5, la quale conduce prima ad Homs e poi a Damasco.

Da subito la Russia, congiuntamente con l’aviazione siriana, ha impiegato i propri aerei per bombardare le posizioni delle milizie antigovernative che stanziano principalmente nei centri abitati. Si riportano attacchi aerei sempre più intensi.

Non mancano le vittime tra i civili, costretti a spostarsi per non essere colpiti dalle bombe russo-siriane o dai colpi scambiati dalle due fazioni.

Le organizzazioni internazionali lanciano l’allarme: la situazione umanitaria, già instabile prima dell’attacco, è ormai sull’orlo del collasso. Ad oggi 7 persone su 10 in Siria necessitano degli aiuti umanitari per vivere.

Come è stato possibile?

L’occupazione così vasta in così poco tempo denota un’organizzazione capillare, strumentazione molto avanzata, una buona preparazione militare e soprattutto ingenti somme di denaro.

Significa conoscere dove si trovano i depositi di armi, dove sono le truppe regolari e come affrontarle: informazioni di cui dispongono solo poche potenze al mondo. Droni, armi, munizioni, comunicazioni, veicoli, carburante, stipendio dei miliziani: chi finanzia tutto questo?

Fazioni internazionali

I miliziani, di molteplici nazionalità, godono di un sostegno internazionale: dall’equipaggiamento all’addestramento, fino al supporto tattico.

Turchia e Stati Uniti sono i principali sostenitori economici e tattici dei miliziani antiregime, i quali appartengono principalmente ai gruppi terroristici di Jabhat al Nusra e ISIS (e diramazioni varie), usati da sempre dalle potenze occidentali per destabilizzare strategicamente il Medio Oriente. Anche l’Esercito Nazionale Siriano (SNA), creato dalla Turchia, opera con modalità terroristiche occupando il nord della Siria al confine con la Turchia, in chiave anti-curda e antiregime.

Questi gruppi terroristici vengono addestrati in Turchia o vicino alla base militare americana di At Tanf, nel sud della Siria, una delle tante.

Da questa destabilizzazione trae vantaggio Israele. Oltre a bombardare molteplici volte la Siria durante l’attuale conflitto a Gaza (tra tutti, il bombardamento dell’ambasciata iraniana a Damasco), lo stato ebraico ha tutto l’interesse che la Siria sia destabilizzata e impegnata sul fronte interno.

Infatti, la Siria, alleata dell’Iraq e dell’Iran, è terreno di passaggio per i rifornimenti iraniani verso Hezbollah in Libano, principale gruppo proxy dell’Iran.

Il tempismo tra la tregua israelo-libanese, già violata, e l’attacco improvviso delle milizie antiregime in Siria non sembra una coincidenza. Attacchi su depositi di armi e munizioni oltre all’impegno delle forze siriane, russe e iraniane sul fronte interno, lasciano Hezbollah in difficoltà per l’approvvigionamento di rifornimenti e sostanzialmente in una tregua unilaterale.

Sia la Russia che l’Iran sono sostenitori del regime di Assad: entrambi hanno numerose basi in Siria volte a proteggere gli interessi nel paese.

Nonostante Assad si sia macchiato di crimini contro i suoi cittadini, come carcerazioni, torture e bombardamenti indiscriminati sulla popolazione civile, oggi risulta essere la chiave per la stabilità in un Medio Oriente instabile.

Foto di Levi Meir Clancy by Unsplash