Dal 1948 al 2025: 77 anni di diplomazia morta

Il 22 settembre 2025 gli italiani, giovani e meno giovani, hanno detto che la politica internazionale del governo Meloni è fuori dalla tradizione politica italiana che per sessanta anni è stata spartiacque tra le Nazioni che vivono nel Mar Mediterraneo. Un Governo che non conosce la storia del nostro Paese: il cliente (Italia) e il suo patrono (Usa) sono associati per motivi di interesse economico e di politica internazionale (anche italiana). Il primo riceve protezione e assistenza dal secondo in campo sociale e politico per essere considerato il cinquantunesimo Stato.

Sono giorni che si parla dell’assassinio di Kirk – era solo un affezionato di Trump – che non sarà ricordato nella storia italiana, almeno quella seria, in quanto assassinato in una società che vive di omicidi fin dalla sua nascita. Non ci scordiamo che quattro presidenti americani furono uccisi, oltre alle migliaia di persone che vengono assassinate ogni anno grazie alla detenzione di armi. Per parlare di “democrazia americana” bisogna avere un coraggio intellettuale di gran lunga superiore alla natura umana.

I giovani italiani hanno manifestato contro il conflitto tra Israele e Hamas, soprattutto per ciò che il governo italiano ha detto – ma soprattutto non detto- all’Assemblea Generale dell’Onu con una posizione ipocrita sul piano internazionale, più vicina agli Usa piuttosto che ai 150 Stati che riconoscono la Palestina. Secondo Meloni lo Stato di Palestina si potrà riconoscere se gli ostaggi verranno rilasciati, ma Hamas non deve far parte del nuovo Stato. Si chiede che Hamas rilasci gli ostaggi ma non deve far parte dello Stato: qui siamo al mercato di Porta Portese del tipo Hamas ci vende una borsa ma i soldi li diamo ad altri. Ipocrisia internazionale!

Noi che siamo italiani, non patrioti, siamo tormentati da ciò che succede a Gaza, per gli omicidi che Israele commette contro il popolo palestinese. Si contano 65.000 uccisi, senza sapere, nell’ecatombe delle bombe, quanti siano sotto le macerie. Molti, anzi moltissimi sono bambini, e chi ha una figlia dovrebbe interrompere le relazioni con Israele soprattutto se si sente ‘cristiana e madre’.

Parlo di Israele e non di ebrei, in quanto l’ebraismo fa parte della loro natura sociale che non c’entra quando parliamo di relazioni tra Stati. E’ come dire: ce l’ha con noi italiani perché siamo cattolici. Questa è una volgarità che non interessa sul piano internazionale, peraltro il sionismo è un’ideologia fuori dai nostri canoni culturali di cui possiamo parlare in una tavola rotonda non in politica internazionale.

I nostri politici dicono che creare due Stati sarà possibile solo quando i due contendenti avranno rapporti diplomatici, fingendo di non sapere che la Cisgiordania è in mano israelita e Gaza è distrutta. Senza ripercorrere le vicende dell’Onu, basti ricordare che già il 23 dicembre 2016 la risoluzione 2334 del Consiglio di Sicurezza ha chiesto ad Israele di porre fine alla sua politica di insediamenti nei territori palestinesi, inclusa Gerusalemme Est: “…esprimendo grave preoccupazione per il fatto che le continue attività di colonizzazione israeliana stanno mettendo in pericolo la possibilità di una soluzione dei due Stati in base ai confini del 1967…” (Risoluzione 2334 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite).

Mi sembra che il governo Meloni sia fuori dalle politiche dell’Onu e contrario a quello che i Paesi europei hanno in massima parte deciso all’Onu, seguendo il suo codice cliente verso gli Usa. I morti per il nostro governo non servono a niente: si possono ammazzare. Il 7 ottobre è una data che tutta l’umanità ha condannato, compreso noi, ma la reazione di Israele è lo stampo di un governo reazionario che soltanto con le armi americane può fare quello che fa contro una popolazione senza armi.

Hamas ha qualche migliaio di uomini, ma i palestinesi sono oltre 1 milione mezzo di donne, uomini e bambini e come sempre gli israeliani potevano fare cose diverse che uccidere tutti con le bandiere al vento sui carri armati.

Ora parliamo della pace, ovvero del piano Trump (di Blair). Abbiamo riportato alcuni punti per comprendere se il piano costruirà la vera pace:

1. Gaza sarà una zona de-radicalizzata e libera dal terrorismo, che non rappresenterà una minaccia per i suoi vicini.

2. Gaza sarà ricostruita a beneficio della popolazione di Gaza, che ha già sofferto fin troppo.

9. Gaza sarà governata da un’amministrazione transitoria temporanea: un comitato palestinese tecnocratico e apolitico, responsabile della gestione quotidiana dei servizi pubblici e municipali per la popolazione. Questo comitato sarà composto da palestinesi qualificati e da esperti internazionali, con la supervisione di un nuovo organismo transitorio internazionale, il Board of Peace [Consiglio per la pace], che sarà presieduto dal presidente Donald J. Trump, con altri membri e Capi di Stato che saranno annunciati, tra cui l’ex primo ministro Tony Blair. Questo organismo definirà il quadro di riferimento e gestirà i finanziamenti per la ricostruzione di Gaza fino a quando l’Autorità palestinese non avrà completato il suo programma di riforme, come delineato in varie proposte, tra cui il piano di pace del presidente Trump del 2020 e la proposta saudita-francese, e potrà riprendere il controllo di Gaza in modo sicuro ed efficace. Questo organismo farà appello ai migliori standard internazionali per creare una governance moderna ed efficiente che sia al servizio della popolazione di Gaza e favorisca gli investimenti.

10. Un piano economico di sviluppo, ideato da Trump, per ricostruire e rilanciare Gaza sarà elaborato convocando un gruppo di esperti che hanno contribuito alla nascita di alcune delle moderne “città miracolo” fiorenti in Medio Oriente. Saranno prese in considerazione le numerose proposte di investimento già avanzate da gruppi internazionali, allo scopo di integrare sicurezza e governance e di attrarre questi investimenti, creando posti di lavoro, opportunità e speranza per il futuro di Gaza.

Gli articoli 1/2/9/10 realizzano una ideologia imperialista occidentale su una fascia del Mediterraneo che è e dovrà essere dei palestinesi senza che il Board of Peace potrà riqualificare il futuro di Gaza. Gli articoli 1 e 2 contrastano con gli articoli 9 e 10. La pace non si fa privilegiando le politiche di Israele e mettendo i palestinesi fuori dal diritto internazionale. Chiudendo il trattato per la pace saranno i palestinesi a creare accordi economici internazionali per ricostruire Gaza, né Trump né Blair potranno costruire Gaza, nemmeno l’Autorità palestinese.

I palestinesi devono ricostruire Gaza e la politica internazionale deve far sì che il patrimonio del petrolio che è vicino a Gaza sul Mediterraneo deve essere il perno dell’economia per ricostruire Gaza. I palestinesi sono stati divisi e la Cisgiordania, ora occupata dagli israeliani, non sarà uno Stato: la guerra d’Israele ha diviso i palestinesi così come al proprio interno ha diviso gli israeliani. Non ci sarà più uno Stato palestinese e Gaza sarà l’unico Stato palestinese, senz’armi e senza terroristi, con una prospettiva economica che solo i palestinesi potranno decidere. Ci fermiamo perché il dolore è enorme sia per le vittime israeliane che per quelle palestinesi pur sapendo che queste ultime fanno parte di un processo politico utilizzato da Begin e da Netanyahu, sul quale è meglio riportare ciò che hanno scritto il 2 dicembre 1948 Albert Einstein e Hannah Arendt in una lettera al New York Times:

“Fra i fenomeni più preoccupanti dei nostri tempi emerge quello relativo alla fondazione, nel nuovo stato di Israele, del Partito della Libertà (Tnuat Haherut), un partito politico che nell’organizzazione, nei metodi, nella filosofia politica e nell’azione sociale appare strettamente affine ai partiti nazista e fascista. È stato fondato fuori dall’assemblea e come evoluzione del precedente Irgun Zvai Leumi, un’organizzazione terroristica, sciovinista, di destra della Palestina.

Parecchi americani con una reputazione nazionale hanno inviato il loro saluto. È inconcepibile che coloro che si oppongono al fascismo nel mondo, a meno che non siano opportunamente informati sulle azioni effettuate e sui progetti del Sig. Begin, possano aver aggiunto il proprio nome per sostenere il movimento da lui rappresentato.

Prima che si arrechi un danno irreparabile attraverso contributi finanziari, manifestazioni pubbliche a favore di Begin, e alla creazione di una immagine di sostegno americano ad elementi fascisti in Israele, il pubblico americano deve essere informato delle azioni e degli obiettivi del sig. Begin e del suo movimento. Le dichiarazioni pubbliche del sig. Begin non sono utili per capire il suo vero carattere. Oggi parla di libertà, democrazia e antimperialismo, mentre fino ad ora ha apertamente predicato la dottrina dello stato fascista. È nelle sue azioni che il partito terrorista tradisce il suo reale carattere, dalle sue azioni passate noi possiamo giudicare ciò che farà nel futuro…”

Foto via WikiMedia Commons

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