Memorandum Italia-Libia: l’ONU condanna la politica migratoria europea

L’ammassamento di migranti ai confini europei offre armi politiche ai nostri vicini.

La politica migratoria Europea è caratterizzata dall’esternalizzazione delle frontiere, che consiste nel delegare ai Paesi di origine e transito la gestione dei flussi migratori, con il sostegno economico e la collaborazione degli Stati membri europei. Una politica contestata dalle principali organizzazioni umanitarie internazionali che, negli anni, riportano gravi mancanze sul fronte dei diritti dell’uomo e del migrante.

I principali casi di esternalizzazione delle frontiere sono quelli al confine tra la Grecia e la Turchia, Polonia e Bielorussia, e tra l’Italia e Libia. In tutti questi casi questa politica più che ad una gestione efficiente del fenomeno migratorio ha portato ad un blocco dei flussi, generando un ammassamento di migranti ai confini dell’Unione, favorendo la situazione per cui i paesi delegati utilizzano i migranti “come merce di scambio per ottenere soldi e per vendicarsi delle intromissioni europee nella politica interna” riporta la Direttrice di Left Simona Maggiorelli (rivista Left n.46).

L’UE nel caso della Turchia, paga affinché vengano trattenuti e bloccati i profughi che si mettono per mare, “finanziando e alimentando una gigantesca industria di detenzione di migranti in tutta l’Africa. Stringendo accordi con i Paesi del nord e del Corno d’Africa per trattenere i profughi prima che possano raggiungere il Mediterraneo” continua la Direttrice. Al confine tra Polonia e Bielorussia, in un lembo di terra di pochi chilometri in mezzo al bosco, migliaia di migranti sono bloccati senza accedere ai soccorsi poiché bloccati tra i due Paesi. Infatti, la Polonia non fa operare Ong e volontari mentre in Bielorussia sono fuorilegge. Schierati quasi 20mila soldati polacchi con cani d’assalto contro migranti inermi, venuti dal Kurdistan iracheno e dalla Turchia, ignorati dall’Europa.

Nel Mediterraneo, dal 2013 ad oggi, sono morti in mare più di 28mila migranti, più di un milione è riuscito a raggiungere le coste italiane. La percentuale di minori deceduti è aumentata dall’ 1% nel 2013 al 4% nel 2023, e dal 2014 sono arrivati più di 112mila minori non accompagnati (fonte: Oxfam, Camera dei deputati).

Principalmente le partenze avvengono dalle coste libiche, e per questo l’UE dal 2014 ad oggi ha investito più di 700mln di euro per la creazione di ‘centri d’accoglienza’, nel fornire aiuti economici, supporto logistico e tattico alle autorità libiche con il fine di ridurre i flussi migratori nel Mar Mediterraneo.

L’Italia attraverso un accordo bilaterale, che prende il nome di Memorandum Italia-Libia, mira a contrastare l’immigrazione illegale e il traffico di esseri umani nel mediterraneo centrale. Stipulato nel 2017, tra il Governo Gentiloni e il Governo di riconciliazione Nazionale   Fayez al-Sarraj, l’Italia ha speso più di 20mln per addestrare la Guardia costiera libica che ha bloccato e riportato nelle carceri più di 100mila migranti.

Il rapporto dell’ONU del 27 marzo 2023 rileva che “più di 670.000 migranti provenienti da oltre 41 paesi erano presenti in Libia nel periodo compreso tra luglio 2022 fino a marzo di quest’anno, documentando la pratica diffusa di detenzione arbitraria, omicidio, tortura, stupro, riduzione in schiavitù e sparizione forzata.”  Ciò accade in un momento in cui “la situazione dei diritti umani si sta deteriorando” -continua sempre il rapporto– “Stanno emergendo autorità statali parallele. La Libia è divisa tra amministrazioni rivali e milizie in guerra, con un governo di accordo nazionale riconosciuto dalle Nazioni Unite con sede nella capitale Tripoli e le forze del generale Khalifa Haftar”. È per questo che le Nazioni Unite invitano la comunità internazionale a “cessare ogni sostegno diretto e indiretto agli attori libici coinvolti in crimini contro l’umanità e gravi violazioni dei diritti umani contro i migranti”, spiegando che la Libia non è un porto sicuro dove far tornare i migranti intercettati dalla guardia costiera.

I dati dicono che da quando è stato siglato il Memorandum nel 2017, gli sbarchi hanno visto l’arrivo di 600mila migranti, rispetto i 395mila dal periodo 2013- 2016, e quindi un incremento notevole del flusso migratorio che induce allo “sfruttamento su vasta scala dei migranti. È tutt’oggi un business redditizio in quanto genera entrate significative per individui, gruppi e istituzioni statali” riporta ancora la relazione Onu.

È necessario interrompere questo accordo, ribadisce numerose volte l’Onu nel suo rapporto, affinché si adotti una politica capace di gestire e regolare i flussi migratori piuttosto che far morire migranti ai confini europei, ai margini dalla realtà pubblica.

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