A Roma il primo marzo migliaia di persone sono scese nelle strade del Quarticciolo contro il modello Caivano, contro gli sfratti e contro l’abbandono da parte delle istituzioni. Una manifestazione storica che ha unito battaglie, ideologie e culture diverse per sostenere la voce degli abitanti del quartiere nel dare un segnale chiaro alle istituzioni.
Molte voci erano rivolte all’Ater, ente responsabile del patrimonio immobiliare pubblico, che da decenni non manutiene le abitazioni, nelle quali piove dentro, e gli ascensori, che non funzionando non consentono agli anziani di uscire di casa.
Altre voci verso il Comune e la Regione, ribadendo con fermezza la contrarietà al ridimensionamento dei plessi scolastici e condannando ancora una volta la mancanza di servizi essenziali al cittadino pubblici e funzionanti. Ma soprattutto al Governo, che con polizia, sfratti e strumentalizzazione si scaglia contro i cittadini imponendo loro un modello che porterà solo ad una maggiore tensione sociale.
Ci si appella alla droga per giustificare un modello securitario che non tiene conto dei reali bisogni dei residenti e delle opportunità del quartiere, piuttosto che combattere il fenomeno con la cultura, con attività di quartiere moltiplicando i punti di ritrovo e attività commerciali locali. Oggi vengono schierate camionette della polizia e installate telecamere: solo loro rimarranno nelle strade del Quarticciolo.
Piuttosto che investire sul futuro dei bambini, li sfrattano insieme alle famiglie la mattina senza assegnargli un posto dove dormire la sera. Senza un’alternativa. La solidarietà è altro, e a ricordarcelo sono state migliaia di persone manifestando per ore sotto la pioggia. Sono venuti a supportare gli abitanti del Quarticciolo da altri quartieri di Roma e da diverse città italiane, tra cui Caivano.
Il modello che il Governo vuole applicare non considera i progetti che i residenti da soli hanno messo in piedi come la palestra sociale, l’ambulatorio sociale e il doposcuola per i bambini, ignorando quelle che sono le proposte che partono dai residenti.
Non si può sostenere la battaglia dei residenti del Quarticciolo senza condannare il taglio dei finanziamenti pubblici in favore dei profitti privati. Non si può contrastare lo spaccio senza condannare la precarizzazione decennale del lavoro e il taglio sistematico all’istruzione. Non si può risolvere il problema delle occupazioni senza mettere mano a decenni di assenza di politiche sociali e abitative, tra cui il contrasto alla speculazione abitativa. La soluzione a questi temi non è telecamere e manganelli.